Epistemologia del primo Novecento


Possiamo considerare epistemologica quella attività speculativa che tende a scoprire ed indicare i criteri per distinguere le proposizioni scientifiche da quelle non scientifiche ; l’epistemologia mira all’esplicitazione consapevole e sistematica del metodo e delle condizioni di validità delle asserzioni scientifiche.


Crisi nella scienza
Il primo Wittgenstein e il "Circolo di Vienna"
Il "falsificazionismo" di K.Popper



Crisi nella scienza
Ciò che ha permesso lo sviluppo di Una Scienza e di Un Metodo nel mondo occidentale è stata la concezione univoca e assoluta di Ragione che ha dominato la cultura dal ‘500 fino all’inizio di questo secolo: alla razionalità esterna, del mondo inteso come un meccanismo immutabile, corrisponde la razionalità analitica e "matematica" del pensiero umano ; l’oggettività dell’osservazione permette lo "svelamento" di leggi necessarie e universali e porta, attraverso il procedere rigoroso del metodo, all’infallibilità delle previsioni.

I due pilastri su cui la Ragione ha eretto la Scienza sono impiantati su terreni alquanto distanti : da una parte il mondo reale, quello dell’esperienza e dell’osservazione, governato dal principio di induzione ; dall’altra il mondo dell’astrazione, quello della matematica e della logica, governato dal principio di deduzione. Alla fine dell’800 sia l’empirismo che il formalismo cominciano ad incrinarsi, minando alla base l’intero impianto scientifico fino ad allora utilizzato; parallelamente, la fisica conosce cambiamenti tali da metterne in dubbio il carattere di "esattezza", paradigmatico per le altre discipline; inevitabilmente, la riflessione sui fondamenti della scienza acquista sempre maggior importanza poiché la sua stessa legittimità non può più essere data per scontata, ma discussa e costruita.



Il primo Wittgenstein e il "Circolo di Vienna"
Le prime opere di L.Wittgenstein (Biblio,Links) e l’intero apporto del cosiddetto "Circolo di Vienna", composto , fra gli altri, da M.Schlick, O.Neurath e R.Carnap ruotano attorno ai due pilastri della scienza: il mondo reale dell’esperienza e dell’osservazione e il mondo dell’astrazione, della matematica e della logica. Questi autori tentano di salvare il versante sperimentale e quello formale estremizzandoli e saldandoli assieme; li anima una intatta fiducia nella scienza positiva ed il loro principale obbiettivo e’ ancora quello di espellere la metafisica dalla scienza e di permettere il pieno dispiegamento della razionalità umana; possiamo parlare, infatti, di "Empirismo Logico" o di "Neopositivismo".

La riflessione parte dalla filosofia e , per la prima volta, dal linguaggio. La filosofia stessa viene riorientata verso l’analisi del linguaggio ; essa deve, cioè, fondare un linguaggio che, come i sistemi logico-formali, sia libero da contraddizioni (ma K.Gödel distruggerà anche questo presupposto); in tal modo la filosofia libererebbe la scienza dalla metafisica e sé stessa dagli pseudo problemi che da secoli la attanagliano.

Questo approccio trova la sua sintesi nel
"principio di verificazione", così esprimibile :

"sono dotate di significato solo le proposizioni verificabili empiricamente"

Sono autentiche proposizioni solo quelle che permettono un confronto diretto tra il linguaggio usato e la realtà empirica. Le proposizioni della metafisica sono, dunque, del tutto prive di senso, in quanto riguardano ciò che sta oltre la dimensione dell’esperienza. La filosofia deve liberare il linguaggio (comune e scientifico) dalle "contaminazioni" metafisiche, attraverso una analisi logica che separi le proposizioni che possono essere soggette a verifica empirica da quelle che non lo sono.
Il "principio di verificazione" viene formato a livello filosofico e, per il "Circolo di Vienna", è rivolto al livello metodologico ; Wittgenstein (Biblio,Links) si spinge oltre, rivolgendolo al livello filosofico stesso: la filosofia deve abbandonare la riflessione intorno a quei problemi (come, ad esempio, l’esistenza di Dio) che non hanno riscontro empirico.
"Su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere." (Biblio)
empirparadox
Il "principio di verificazione" traccia una demarcazione di senso, stabilisce, cioè, quali enunciati hanno significato e quali no ; ma ciò non è circoscritto ad un particolare dominio ed è quindi riferibile al livello filosofico in cui viene espresso ; lo stesso "principio di verificazione" non è certo verificabile empiricamente, e dunque, a rigore, non ha senso ; esso, se autoriferito, si nega e si annulla . Potremmo chiamarlo "paradosso dell’empirismo".

Questa cogente critica porterà Neurath a discostarsi dalla iniziale impostazione verso un "fisicalismo" che abbandona il confronto tra proposizioni e realtà come criterio di senso ; il confronto è intra-linguistico, tra enunciati ed enunciati : un’espressione è vera se è coerente con il sistema linguistico in cui è inserita . Si parla di "fisicalismo" perché invece di una corrispondenza tra linguaggio e realtà, Neurath postula la loro identità : il linguaggio è la realtà e la realtà è il linguaggio.



Il "falsificazionismo" di K.Popper
K.Popper (Biblio) è tra coloro che mettono in evidenza e cercano di superare le contraddizioni dell’"Empirismo Logico". Anche il suo obbiettivo è quello, prettamente epistemologico, di tracciare una demarcazione tra proposizioni scientifiche e non scientifiche. Ma la sua non è una demarcazione di senso bensì all’interno del senso : il senso trascende l’ambito della scientificità ; all’interno del dominio del senso serve un criterio per distinguere le proposizioni scientifiche da quelle che non lo sono. Vi è dunque una riabilitazione della metafisica, in quanto proposizioni metafisiche possono avere senso, significato ed interesse anche per lo sviluppo delle teorie scientifiche. La scienza, infatti, consta di proposizioni verificabili empiricamente quanto di proposizioni, principi, leggi e teorie non passibili di immediato riscontro empirico. Vi sono, per Popper, continue interconnessioni logiche, metodologiche e storiche tra teorie metafisiche e teorie scientifiche.

Il criterio di demarcazione non può essere il "principio di verificazione" poiché, secondo Popper, un qualsiasi numero di verificazioni non ci permette di considerare vera una teoria. Popper, dunque, attacca il principio di induzione : non si possono inferire teorie universali da singoli fatti osservabili. Vi è una discrasia logica tra esperimento e teoria, poiché il primo è un evento puntuale ripetibile un numero finito di volte mentre la seconda deve valere per un numero infinito di casi. Popper sostiene, invece, che una sola falsificazione è sufficiente per dimostrare la falsità di una teoria ; dimostra, infatti, che la teoria, almeno in un caso, non è valida.
Il "criterio di falsificazione" ci induce a considerare scientifico un sistema di asserzioni se, e solo se, è potenzialmente falsificabile dall’esperienza. Si può sapere se una teoria è falsa (quando viene falsificata) ma non si può mai sapere se è vera ; le teorie valgono finché non sono falsificate . Il concetto di "teoria" non può, dunque, aspirare allo statuto di "verità", ma solo alla validità provvisoria ; finché non viene falsificata rimane semplicemente un’ipotesi, una "congettura" (Biblio).

Non esiste, quindi, per Popper (Biblio), un criterio generale di verità o di certezza. Il sapere scientifico è congetturale, fallibile. La razionalità della scienza consiste nella scelta, non arbitraria, tra diverse teorie; esse sono "criticabili" (falsificabili) oggettivamente e l’epistemologia ha il compito di indicare i criteri razionali di falsificazione. L’importante è, però, assumere questo atteggiamento critico e disincantato nei confronti delle teorie : si parla, infatti, di "Razionalismo critico".

L’apporto di Popper alla discussione intorno ai presupposti della scienza è fondamentale ; essa perde l’aurea di determinatezza e di assolutezza che il "Circolo di Vienna" tentava di salvare . Anche le scienze naturali sono ipotetiche e "limitate". Il problema è ora quello della scelta tra teorie rivali : come valutare e misurare l’ampliamento del contenuto empirico di una nuova teoria ? E anche quello della scelta del metodo e della filosofia soggiacente : Popper è, infatti, conscio che il suo "criterio di falsificazione" non è certo più dimostrabile del "criterio di verificazione". Entrano in gioco scelte che sono distanti dalla oggettività e dalla scientificità.

Popper (Biblio) sancisce il carattere ipotetico della scienza, limitandone l’aspirazione alla "verità". Tale aspirazione era, però, già scemata all’interno della geometria, della fisica e della matematica, come conseguenza di radicali trasformazioni in tali discipline.